Riscoprire e comunicare la vera trasgressione
Siamo sicuramente in tanti ad essere rimasti piuttosto colpiti dalle immagini che ci sono state mostrate, dell’imbrattamento del Senato da parte dei cosiddetti “ambientalisti”. Di certo il paragone tra la durezza e la risolutezza con cui le forze dello Stato hanno fronteggiato le proteste dei portuali di Trieste, e la delicatezza mostrata verso i “nuovi ribelli” sarà balenato nella testa di molti di noi. E forse la maggior parte avrà anche semplificato il tutto con questa formula: accarezzano chi imbratta e malmenano chi difende il lavoro. L’argomento è talmente vasto che per il momento non abbiamo intenzione di affrontarlo, speriamo di avere il tempo in futuro. Quello che ci preme invece è sottolineare come il presunto movimento “spontaneo” di protesta sulle tematiche ambientaliste, sia quanto di più conformista, deleterio e preconfezionato ci possa essere. Da questa base si passa di primo acchito a porre attenzione sui nostri giovani. Chi parla ormai è più vicino ai cinquanta, quindi rispetto a questi ragazzi potrei essere loro padre, per alcuni sarei addirittura “vecchio”. E come tutti i padri alla mente mi arrivano prima argomenti pesantemente accusatori contro questa generazione e successivamente, contenuti parzialmente assolutori. Cerchiamo di andare con ordine. I giovani d’oggi, si dimostrano almeno apparentemente più “vecchi” dei loro predecessori. Incredibilmente conformisti – spesso coscientemente – ligi a qualsiasi boiata venga presentata loro come innovazione o trasgressione, non si curano minimamente del fatto che tali tesi rivoluzionarie sono partorite dagli stessi ambienti che li hanno imprigionati. Come in un eterno lockdown, aspirano ad una cella più comoda piuttosto che alla libertà, poiché di essa non riescono a sentirne il sapore e il profumo. Ovviamente sto generalizzando, non sono un sociologo ne un intellettuale. Il mio modo di ragionare è quello di un uomo di milizia. Probabilmente sbaglio. Il sistema della Governance internazionale ha ben compreso come sia più semplice mantenere il proprio potere, creando in laboratorio un certo “ribellismo” facile da manovrare e funzionale ai propri obiettivi. Prevenire il reale dissenso attraverso un simulacro, che codifichi e sterilizzi la ribellione effettiva ed esaurisca sul nascere il naturale spirito trasgressivo dei giovani. I nostri ragazzi si attengono ad un disciplinare d’uso del trasgredire, dettato dai nefasti influencer megafono del pensiero unico cloroformizzante, ed attendono che gli venga riconosciuta – rigorosamente dai social – la patente di ribellione, di trasgressione, sempre però politicamente corretta e universalmente accettata. Può sembrare assurdo ma è così. Orde di diciassettenni che pendono dalle labbra della peggiore gerontocrazia mai partorita dal genere umano. Sulla questione ambientale potremmo dire tanto, visto che l’argomento per il nostro gruppo, ha rappresentato il collante attraverso il quale ci siamo cementati negli anni. Ma è meglio affrontarlo a parte. Noi come impostazione non siamo ne degli ottimisti inguaribili, e neppure degli incalliti pessimisti. Diciamo che più o meno ci si rifà ad un nichilismo attivo, per cui a costo di perdere la voce, qualche tentativo per invertire la tendenza vogliamo ancora farlo. Continuiamo a parlare dei nostri giovani. Ovviamente, con la sincerità e l’umiltà che ci ci contraddistingue, sappiamo di non avere gli strumenti necessari per articolare un’azione organica – per questo contiamo sul contributo di molti nostri amici, essi si intellettuali e studiosi – ma cerchiamo di lavorare su un campo specifico. Quello in cui crediamo di saperci muovere meglio e di non fare troppi danni. Quello della promozione culturale. Visto lo stato delle cose, leggere è veramente un atto di ribellione a questo sistema. Ma come tutti gli atti che mirano a sovvertire uno stato di fatto che non ci piace, ha un lato potenzialmente pericoloso che bisogna saper affrontare. Leggere di principio è cosa buona ma saper scegliere cosa leggere è fondamentale. E ovviamente i famosi diciassettenni non hanno gli strumenti necessari per orientarsi nella jungla fittissima della cultura. Qui ci troviamo ad aprire una ulteriore grande parentesi. Dove sono finiti quelli che dovevano passare il testimone ai giovani d’oggi? Ecco i contenuti “assolutori” di cui facevo riferimento all’inizio. Giovani e giovanissimi non hanno mica tutte le colpe. Che fine hanno fatto i fratelli maggiori? I cugini grandi, per non dire i padri, gli insegnanti, gli allenatori etc. etc? Insomma, perché quelli di un paio di scaglioni prima hanno smesso di fare il loro lavoro? Tutti abbiamo avuto un cugino, un fratello più grande o un amico che ci ha introdotto ad un certo tipo di musica, che ci ha fatto scoprire delle riviste o dei libri che ci hanno affascinato, e poi il nostro cammino è proceduto in autonomia tra salite durissime e discese vertiginose. Questo anello di congiunzione probabilmente è mancato a questa disgraziata generazione, e non per colpa loro. Forse però si è ancora in tempo, se non per rimediare verso tutti, almeno per salvarne una parte dall’oblio della post modernità imperante. Questa è la nostra funzione come Sodalizio e come uomini di milizia culturale. Passare il testimone. Bisogna riscoprire e saper comunicare la vera trasgressione ai tempi che viviamo. Cos’è per il sistema più urticante? Quello va evidenziato e trasmesso ai giovani. Il ribellismo e la trasgressione non sono un male. E’ normale che i giovani siano desiderosi di infrangere le regole. Oggi ci troviamo questi ragazzi a reggere inconsapevolmente il gioco a chi li ha fottuti. Emanuele Campilongo
