Replica del prof. Giovanni Damiano all’intervista di F. Ingravalle sulle Ar
Non è passato nemmeno un fine settimana, che le dichiarazioni del prof. Francesco Ingravalle ad Identità e Territorio a seguito dell’ultima puntata della serie “Interviste con l’editore”, scatenassero il dibattito. Pubblichiamo le parole del prof. Giovanni Damiano, anch’esso facente parte del Sodalizio delle Ar. Buona lettura.
“Ho trovato sconcertante l’intervista, riguardante le Edizioni di Ar, concessa da Francesco Ingravalle pochi giorni fa. Sconcertante perché non mi aspettavo che un collaboratore quarantennale delle Ar, per di più parlando a nome della stessa casa editrice, ne presentasse un’immagine così impoverita, parziale e distorta. Ad esempio, Ingravalle ha accusato le Ar di essersi rinchiuse in una sorta di venerazione dell’eterno, di stampo platonico. Rilievo anche questo sconcertante; le Ar hanno dedicato una intera collana alle opere di Nietzsche (collana Alter ego), col testo originale a fronte, caso pressoché unico nel panorama editoriale italiano, così come hanno pubblicato una mole di testi su Nietzsche, compresi i fondamentali lavori di Alfred Bäumler. Mi sembra quindi che il quadro, alla luce del problematico rapporto tra le filosofie di Nietzsche e Platone, sia molto più mosso e complesso del giudizio di Ingravalle. Tra l’altro, le stesse vicende dell’Editore smentiscono questa lettura, in quanto Freda non mi sembra si sia rifugiato in qualche ‘cittadella interiore’ o in chissà quale incontaminata altezza metafisica, ma abbia, tutt’al contrario, accettato la sfida rischiosa con la concretezza storico-politica. Inoltre pare perlomeno ‘strano’ che una casa editrice, a quanto pare vocata a rimirare l’Olimpo, perché sdegnosa di quel che accade nella contingenza storica, abbia ospitato ben sette monografie di Ingravalle, oltre ad avergli affidato la curatela di svariate altre opere (a occhio, una ventina), e senza contare la presenza di suoi scritti in altri testi ancora, pur non curati da lui. Evidentemente anche in questo caso, la questione è ben più complessa e la storia editoriale delle Ar ben più ricca, se ha dato tanto spazio a una voce differente come quella d’Ingravalle. Colpisce inoltre l’osservazione d’Ingravalle, consequenziale al presunto ‘assolutismo platonizzante’ di cui soffrirebbero le Ar, sul disinteresse nutrito dalla casa editrice patavina per le analisi storiche, politologiche, sociologiche ed economiche. Anche qui si rimane sconcertati; certo, se si passano sotto silenzio intere collane dedicate all’attualità (collana Le due bestie; collana La città del sole) e soprattutto la collana di testi economici L’Antibancor,e specialmente l’omonima rivista, unico e insuperato esempio d’indagine economico-finanziaria e monetaria a livello europeo (per quel che concerne l’ambiente non-conformista), allora il giochino può anche riuscire. Se poi, invece di citare autori pubblicati dalle Ar quali Haudry, Michels, Pareto, Locchi, Simmel, Gumplowicz, Scheler, Devoto, Klages, Schuler, Bachofen, George, Benn, London, Meyrink, Evola, ecc., si ricordano giusto il Mein Kampf o i Protocolli, spiace dirlo, ma sembra di ascoltare il compilatore di uno di quei dozzinali dossier antifascisti che appunto riportano i soli titoli ‘scandalosi’, trascurando sistematicamente tutto il resto. Ho poi trovato imbarazzante l’osservazione d’Ingravalle sull’assenza di discussione accademica intorno ai testi delle Ar. Trovo legittimo che questa sia una preoccupazione di Ingravalle, ma la ritengo clamorosamente fuori luogo se riferita alle Ar, nata da esigenze totalmente diverse, vale a dire dalla necessità di diffondere temi e autori nell’ambiente politico-culturale non-conformista e non certo dalla spasmodica ricerca di una apertura ‘dialettica’ col mondo accademico. Chiudo con due osservazioni che esulano dal discorso sulle Ar ma che sono comunque sempre relative all’intervista; sono rimasto francamente allibito nell’ascoltare il giudizio di Ingravalle sul quotidiano “la Repubblica”, addirittura elevato a unico esempio d’informazione seria, così come ho trovato del tutto appiattito sul presente il suo giudizio sull’Unione Europea; al riguardo, per prendere doverosamente le distanze da un mondo in cui sono convintamente europeisti, in ordine sparso, le organizzazioni sovranazionali, i grandi gruppi bancari, le multinazionali, l’accademia, i partiti sistemici, i media che contano e, buon ultimo, pure qualche vecchio arnese neofascista, mi limito a ricordare alcuni scritti contenuti nel volume, sempre edito dalle Ar, I lupi azzurri, che Ingravalle ben conosce: “Il diktat di Maastricht”, “Maastricht è l’Antieuropa”, “La disintegrazione degli Stati nazionali europei”. E questo è quanto.“
Giovanni Damiano