Quinta puntata #controffensivaculturale. Intervista a Alessandro Draghi
Per quanto riguarda il quinto appuntamento con le interviste della #controffensivaculturale stavolta abbiamo di fronte un giovane consigliere comunale di una grande città come Firenze. Alessandro Draghi di Fratelli d’Italia, dopo aver fatto tanti anni di militanza proveniendo da Casaggì, ora siede a Palazzo Vecchio a rappresentare i suoi cittadini. Immediatamente Alessandro sembra voler mettere le cose in chiaro sul fatto che lui provenga dal mondo attivistico, e afferma: “…siamo sopravvissuti”. In che senso? Chiaramente egli si rifà all’assunto più volte sottolineato da Baumann sulla fine delle Comunità, ma lui è prova lampante che il sociologo polacco si sbagliava. Le Comunità ancora esistono e hanno la forza di sfornare sempre nuove leve. Alessandro ci dice chiaramente che la scuola non può sostituire l’educazione familiare, e che casomai deve essere sussidiaria ad essa. Cosa molto difficile da far capire e da mettere in pratica oggi, dove i tempi di vita non consentono spesso alle famiglie quasi di avere un ruolo nell’educazione dei giovani, e dove le istituzioni avallano questa situazione facendola passare per una miglioria rispetto al passato. Lo stimolo all’auto-formazione dovrebbe essere il ruolo che un vero Maestro – dopo aver tracciato il solco della passione per la conoscenza – deve svolgere. Compito particolarmente gravoso al giorno d’oggi dove è difficile essere guida in assenza di “Miti capacitanti”. Se poi ci mettiamo un clima di conformismo generalizzato, il quadro che ne esce non è certo positivo. L’apparato scolastico ma forse sarebbe meglio dire, l’istruzione in generale (dalla scuola dell’obbligo all’Università), è strategicamente in mano alla sinistra politica, ed essa non permette alcuna devizione rispetto al pensiero unico dominante. Inutile dire che tutto il sistema si fonda su una serie di tabù culturali strategicamente difesi, e sulla creazione di una apparente libertà ai limiti del “tutto è permesso”. In pratica basta vedere come in ambito di Media e di comunicazione anche culturale, vengano ammessi comportamenti grevi e pecorecci ma rigorosamente su aspetti poco impattanti, frivoli, mentre su ciò che sono i caposaldi del sistema non vi è possibilità di deviare di una virgola. Si tratta del mantenimento di una ortodossia che la cultura non conforme ha il dovere di scardinare. Non sarà un processo ne facile ne veloce ma ce la faremo.