Intervista a Rainaldo Graziani
Per concludere degnamente il 2022 abbiamo deciso di porre qualche domanda ad uno dei punti di riferimento più importanti di Identità e Territorio, Rainaldo Graziani.
Grazie Rainaldo per averci concesso del tempo prezioso soprattutto in questo convulso periodo. Partiamo subito con le domande: Dal “tecno-ribelle” al mondo multipolare. Cosa è cambiato e cosa è rimasto invariato?
Sul piano oggettivo molto è cambiato. Sul piano soggettivo direi poco ma quel poco diverrà sempre più essenziale. Sul piano oggettivo c’è stato un disvelamento delle finalità della tirannia dell’Occidente e delle strategie ideate per cercare di consolidarla. Sul piano soggettivo non è ancora cambiato molto ma presto le figure di riferimento classiche del mondo della Tradizione non saranno idonee a misurarsi con la post modernità. Esse sono destinate a seguire il destino di tutto ciò che è frutto della modernità, sia che occupino il centro o la periferia di questo “insieme”. La post modernità spazzerà via tutto e nel tutto vi è anche la Tradizione. L’Uomo differenziato sarà privato della Tradizione. Il nuovo che avanza sarà il Soggetto Radicale ovvero un Uomo della Tradizione senza però la Tradizione.

Nell’epoca della virtualità e del metaverso come “nuova normalità”, ha ancora senso parlare di Comunità? E se si, in che termini?
Ha senso! Certamente, ma NON dobbiamo parlare, occorre sussurrare. Con un linguaggio nuovo e non decriptabile. La Comunità organica di destino era e resta l’unica concreta e vittoriosa alternativa ai modelli sociali imposti. Lo sappiamo Noi ma lo sanno da sempre e prima di “noi” gli altri. La tirannia sa meglio è più di noi che se non riesce a distruggere TUTTE le comunità organiche di destino mai si potrà avverare il sogno di dominare l’Uomo e privarlo totalmente del suo istinto al combattimento per la propria libertà. il percorso di resistenza, sopravvivenza ed affermazione finale delle Comunità organiche di destino non può essere tracciato con strade o sentieri agevoli e quindi divulgato attraverso le mappe classiche del pensiero politico contemporaneo. Tale percorso è rappresentato da linee impercettibili ai più oltre che impercettibili al potere stesso. Sono sentieri strettissimi anch’essi presenti sia nella realtà che nel metaverso. Per percorrerli occorre predisposizione, preparazione, organizzazione e soprattutto occorre una sorta di stalker di Tarkovskij. Una guida non solo spirituale capace di traghettare gli aventi diritto a proiettarsi e stabilirsi nei terreni di confronto e di scontro di un imminente domani.
Si parla ovviamente molto del conflitto in Ucraina. Ma poco o nulla di quello che sta di nuovo emergendo in Kosovo. Fine del mondo unipolare oppure consacrazione dello strapotere Usa?
E’ difficile rispondere. Questa è una domanda molto importante, centrale, strategica. A volte i “registi” innescano conflitti nella convinzione di ottenere dei precisi risultati e poi tutto cambia e tutto si rivolge contro l’agente provocatore. Il martirio della nostra amata Daria è uno degli esempi più recenti. Il termine stesso MULTIPOLARE è difatti entrato nel vocabolario di qualsiasi studioso di geopolitica. Esso è un termine oramai istituzionalizzato così come lo è la Quarta Teoria Politica. Il tema di maggiore interesse ora è rappresentato dalla idea che ciascun Paese si è fatta di questa visione multipolare. E’ molto importante in tal senso capire quale interpretazione danno i cinesi, gli indiani, i sudamericani, gli africani, gli europei, i turchi , gli iraniani e con loro tanti altri popoli al significato di multipolare. Per questi motivi è dunque la vostra una domanda chiave. Personalmente mi sto adoperando per la realizzazione di un vero proprio tour esplorativo nel mondo per ascoltare che genere di comprensione nei popoli e nei governanti di numerosi paesi del mondo sia sorta relativamente a questa visione multipolare.
Parliamo della nostra attività. Come dobbiamo giudicare il lavoro di Identità e Territorio nell’ambito della guerra culturale in atto? Su cosa dovremmo migliorare?
A questa domanda non posso proprio rispondere per diversi motivi. Il primo è dettato dal fatto che anche se “esterno” a questa comunità ho sviluppato con essa attraverso la frequentazione e la condivisione di alcuni progetti entusiasmanti, un senso di appartenenza alla comunità stessa. I successi sono davanti gli occhi di tutti non solo davanti ai miei. (auto)critiche ? Ovviamente si. Cose da migliorare ? Molte. Cosa in particolare? Sono argomenti che tratteremo nell’unica forma giusta, ovvero privatamente tra di Noi.
