Il crepuscolo degli idoli di F. Nietzsche
E la guerra educa alla libertà. Che cos’è,infatti, la libertà? Avere la volontà d’essere auto responsabili. Mantenere saldamente la distanza che ci separa. Divenire indifferenti agli stenti, alle avversità, alla privazione, persino alla vita. Essere pronti a sacrificare degli esseri umani alla propria causa, senza escludere noi stessi. Libertà significa che gli istinti virili, gli istinti che gioiscono della guerra e della vittoria, hanno la signoria su altri istinti, per esempio quelli della “felicità”. Da che si misura la libertà, negli individui come nei popoli? Dalla resistenza che deve essere superata, dalla fatica che costa il restare in alto. Si dovrebbe cercare il massimo tipo di uomo libero laddove viene costantemente superata la massima resistenza: distante cinque passi dalla tirannide, già quasi sulla soglia del pericolo della schiavitù. Affinché ci siano delle istituzioni, deve esistere una specie di volontà, d’istinto, d’imperativo, antiliberale fino alla malvagità: volontà di tradizione, di autorità, di responsabilità sui secoli futuri, di solidarietà espressa da catene di generazioni, in avanti e all’indietro, in infinitum. Se questa volontà esiste, si viene a fondare qualcosa come l’imperium Romanum; o come la Russia, l’unica potenza che abbia oggi in sé una durata, l’unica che possa aspettare, che possa ancora promettere qualche cosa – la Russia, l’idea antitetica alla miserabile politica degli staterelli e alla nervosità europee, che sono entrate in una fase critica con la fondazione del Reich tedesco…
Friedrich Nietzsche Crepuscolo degli idoli
Piccola biblioteca Adelphi