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I templari del proletariato di A. Dugin

I templari del proletariato di A. Dugin

E’ indubbio che di questi tempi, la platea italiana dei lettori di Aleksandr Dugin si sia allargata. Di sicuro però, in molti non si aspettano che il grande filosofo russo sia anche un fine letterato. Questo non è scontato in particolare ai giorni nostri.

I templari del proletariato edito da AGA è un’opera complessa ed affascinante. I numerosi argomenti trattati si innestano su una struttura basilare che è quella della spiegazione della “metafisica del nazional-bolscevismo”, e sull’aprire alcune angolazioni di studio su fenomeni in corso, ma che risultano ai più ancora oscuri. Con particolare precisione Dugin ci porta per mano attraverso il presentimento apocalittico – stante in ogni religione – rendendo ai nostri occhi più chiaro il percorso tortuoso e periglioso denominato “la via della mano sinistra”. Molti sono i riferimenti sia ad Evola che a Guenon ma non mancano rimandi corposi alle opere di Junger (in particolare sull’Operaio) e sulla figura di Parvulesco. Una parte che ha destato la mia curiosità è quella del concetto di “aggressione” nella Tradizione, e la spiegazione molto chiara di come il Mito sia sinonimo di azione e non di razionalizzazione.

Ovviamente non mancano le critiche feroci e circostanziate al liberalismo come concetto politico, e di come esso si sia evoluto nella dittatura del pensiero unico, lasciando agli uomini liberi la sola opzione della edificazione di una Quarta Teoria Politica. In queste pagine si staglia la figura anticipatrice di quello che sarà il Soggetto Radicale, partendo dalla considerazione che “solo il comune denominatore del disprezzo ci salverà”. Ampio spazio è dato al tema dell’esoterismo sia nella cultura russa che in quella europea, con una curiosa analisi che arriva fino a David Bowie. Nei Templari del proletariato ci sono importanti codici per decifrare la cultura e la società russa, per comprenderne la sua naturale dualità, e di come sia necessario un rapporto con essa. Non mancano accenni interessanti su autori completamente sconosciuti al pubblico italiano. In particolare, leggendo le pagine dedicate da Dugin ad un russo di nome Karpov, la mente mi è andata subito al nostro Dante Virgili, ovviamente con i dovuti distinguo.

Ci sarebbe molto altro da dirvi ma non mi pare il caso. Voglio però sottolinearvi come nel libro sia presente una importante ed esaustiva analisi di Andrea Scarabelli, una vera ciliegina sulla torta.

Quindi non ho altro da dirvi se non di immergervi in questo libro affascinante con l’animo sgombro da preconcetti e da scorie postmoderniste.

Mi ringrazierete, buona lettura.

Author: identita e territorio