Grande Reset, Acquario e postmodernità occidentale
L’ epoca dell’individualismo assoluto
La crisi epocale della politica italiana va analizzata più a fondo, con categorie diverse da quelle riguardanti la competenza, lo sfacelo etico-morale o l’impossibilità di manovra in un mondo iperglobalizzato dominato da poteri forti a-democratici.
Ma le soluzioni, le vie d’uscita, ci sono, e sono inaspettate e d’altr’ordine rispetto a quelle normalmente ipotizzate.
La fine della politica e delle strutture organizzative conosciute
Questa crisi è il punto d’arrivo di una parabola discendente che investe la politica “tutta”, e più precisamente la “struttura dell’organizzazione politico-sociale in Occidente”.
Stesso l’aver demandato in Italia ogni responsabilità sostanzialmente a dei tecnici, o meglio al più politico tra i tecnici – Mario Draghi –, mostra un movimento interessante per un duplice aspetto.
Da un lato vi è sempre un maggior accentramento degli organi decisionali, sia in senso spaziale – si decide da pochi centri per vaste zone geopolitiche (es. da Bruxelles su tutto il territorio europeo); sia in senso amministrativo – ristretti organismi tecnico-burocratici intervengono in campi sempre più estesi (vedi in Italia il CTS, in Europa la Commissione e la BCE, e ancora l’FMI e quella categoria generica definita Deep State, ecc.).
Dall’altro vi è invece massimo decentramento dei poteri, per certi versi deresponsabilizzazione – è il caso sempre dell’Italia (paese laboratorio) dove durante la pandemia osserviamo come lo Stato nazionale scarica importanti decisioni sulle regioni, le regioni sugli enti amministrativi più bassi, e da qui potremmo proseguire verso le famiglie (es. quelle della porta accanto) e dalle famiglie ad individui sempre più deresponsabilizzati.
All’interno di questo quadro vengono concepite di solito due soluzioni basate su un “ritorno”. O un ritorno della competenza tecnico-politica, mista a un compromesso tra istanze popolari e desiderata delle élite europeiste e globaliste – soluzione Draghi.
Oppure un ritorno del primato della politica e dello Stato – nazionale – sull’economia e sul mondo globalizzato e globalistico – keynesismo, uscita dall’Euro, costituzione, radici giudaico-cristiane, ecc.
La nuova era: postmodernità, Acquario e Kali Yuga
A nostro avviso però, entrambe queste soluzioni risentono degli influssi della modernità e di un epoca astrologica superata, quella dei Pesci, con tutto il loro portato specifico fatto di idee, dottrine politiche, caratteristiche spirituali e antropologiche.
L’ipotesi che va invece avanzata è quella che tiene conto della accettazione della fase metastorica che stiamo vivendo: l’ingresso nella postmodernità piena e quella interessante e fondamentale congiunzione astrologica che entra nell’Acquario, di cui la pandemia Covid-19 con tutti i suoi risvolti storico-politici (Grande Reset) ne costituisce l’evento fisico concreto.
Una fase che rimane, però, sempre all’interno dello stesso ciclo cosmico, il Kali Yuga, a chiusura dell’intero Manvantara – dottrina indù dei cicli cosmici.
Il passaggio porta in sé la caduta delle vecchie strutture, la dissoluzione dello Stato, della famiglia, della politica (partiti e ideologie), e della religione per come li conosciamo.
Ci affacciamo nell’età del “post”: del postmoderno, del post-ideologico, del post-positivismo, del post-mediale, del post-pensiero, del postumano.
Entriamo in contatto con influssi astrologici dalle nuove caratteristiche energetiche, meno d’impatto e maschili, e per certi versi femminili, interiori, individuali ma allo stesso tempo inclusive e generatrici di comunità selettive (es. le tribù metropolitane).
Come ogni sano processo di trasformazione è solo ed esclusivamente da questa base che bisogna partire, non respingendo, ma accettando e “trasmutando”.
Tutto il movimento di contrasto si riduce infatti all’accettazione passiva o di compromesso verso un sistema che tende a fagocitare e a snaturare, a partire dall’essenza stessa della propria vita.
Oppure a una donchisciottesca lotta contro i mulini a vento, in favore di un mondo che “non sarà”, e che al massimo potrà garantire una rendita di posizione all’interno di un circuito definito, a sua volta segmento del “mercato culturale” e innocuo mattoncino “ribelle” all’interno della “piramide del potere”. O ancora l’essere inglobati e passare armi e bagagli al “nemico” laddove il suddetto segmento si sia fatto troppo grande (vedi gatekeeping e sorte dei grandi partiti anti-sistema).
Se non si capovolge questa ottica accettando però pienamente la realtà, non se ne esce più.
Il Grande Reset e lo spartiacque: postumano o nuovo tipo umano
L’ultimo contesto più specifico, dal quale bisogna ripartire per rettificare e “trasmutare” il negativo nel positivo, è quello dell’Occidente socialmente disgregato e giunto al suo punto massimo di decadenza. Laddove tutti i ponti verso una realtà trascendente sono stati tagliati (fase della modernità), e laddove addirittura si apre a una realtà “infera”, “demonica”, alla sfera del “subcosciente” (fase della postmodernità).
Ed è qui, su questa linea, da questo punto 0 specifico che bisogna ripartire, ricostruendo l’“uomo”. E ricostruendolo in tutti i suoi livelli, spirituale e materiale, e a partire non più dalla comunità, dallo Stato, dal concetto di politica come storicamente inteso – di quale politica possiamo parlare se non c’è più la polis? – e men che mai dall’ideologia.
E’ l’affermazione dell’“individuo assoluto”, che ha “sciolto ogni vincolo” in maniera consapevole, salendo di “stato di coscienza”. Diversamente dal suo antagonista, ovvero il “postumano globalizzato”, che pure ha sciolto ogni vincolo con la sua natura, ma condizionato viceversa dal mondo esterno (pensiero unico, dittatura politicamente corretta, globalismo ideologico, genderismo, immigrazionismo, transumanesimo, stili di vita decadenti, ecc.).
Un nuovo tipo umano potrebbe sbocciare proprio nella nostra epoca e nella nostra terra, l’Italia, terra da sempre generatrice e portatrice di esperienze e movimenti storici fondamentali nel panorama umano – Roma, il Cristianesimo, il medioevo imperiale –, o anche minori – il fascismo e l’idea innovativa del partito azienda (Forza Italia e M5S).
E’ il genius loci italico, il genio creativo in grado di partorire e permeare la forza pensiero dirompente che muove la storia, che “fa la storia”.
E la nostra epoca, dunque, intesa sia in senso metastorico che in senso politico, l’epoca del “Grande Reset”, altro non è che la riformulazione delle strutture di potere conosciute in virtù della nuova fase postmoderna e acquariana da noi menzionata.
E in alternativa il “nuovo tipo umano”, “assolutamente individuale” e “sovrano di sé”, sarà l’embrione del “nuovo mondo”.
Su queste basi, su questo “nuovo tipo umano”, sarà possibile anche riarticolare, “ricoagulare” tutti i vari livelli precedentemente descritti come in “dissoluzione”. E quindi la spiritualità, lo Stato, la comunità, la famiglia, la politica.
Tutto però in maniera “sentita”, vissuta, praticata, e non più la semplice astrazione intellettualistica verso la quale avere fede e conformarsi – dualismo tipico della modernità e del giudeo-cristianesimo, e quindi superato!
Comunità di individui “sovrani di sé” che si uniscono per risonanza (affinità elettiva), concatenate per gerarchie “mobili” di cerchi concentrici (spirali), il cui fulcro è la qualità e la potenza dell’onda vibratoria.
Questo tipo di individui, questo tipo di conformazioni sociali, saranno in grado di vivere anche la fase alla quale ci apprestiamo in tutti i suoi lati, anche quelli più spregiudicati (dalla mediatizzazione estrema ai dispositivi tecnologici più avanzati, dalla moneta virtuale alle migrazioni, dalle relazioni liquide alle realtà metropolitane).
Essi non respingeranno i nuovi dispostivi e i nuovi tratti (compresi quelli psichico-emozionali) della postmodernità, ma ne trarranno alimento, e non nel senso positivistico e moderno del “mezzo usato per un fine”, ma nel senso dello “stato di presenza” con il quale si usano. Come l’“Operaio” jungeriano alle prese con le forze titaniche del lavoro, come l’alchimista alle prese con le forze corrosive delle “acque”.
Se questo scenario possa tradursi in esperienze su medio-vasta scala è un’altra delle scommesse da accettare.
Magari trasponendo lo stato di “sovranità individuale” (interiore) a quello collettivo, in alcune possibilità tra loro anche integrabili.
E facendo quindi del sovranismo una specie di possibilità da “ciclo eroico” da giocarsi nel Kali Yuga – l’età del ferro esiodea –, una possibilità di costruzione di piccole comunità in grado di garantire il “passaggio del testimone” da questo ciclo al prossimo, o più semplicemente un altro modo di vivere la postmodernità.
Roberto Siconolfi