Achille di G.M. Prati
Ci sono libri che si leggono tutti di un fiato. Libri dai quali è difficile se non impossibile staccarsi una volta aperti, quasi che vi sia una mano invisibile che non ti permette di richiuderli. Una sorta di magnetismo che non si esaurisce se non alla fine dell’atto, quasi carnale con il libro stesso. Al termine della lettura una sensazione di leggerezza. Ecco, questo e tanto altro mi ha regalato la lettura di Achille – la danza, lo scudo, il pianto – di Giacomo Maria Prati edito da Albatros. Un libro in cui il ritmo si percepisce sin dalle prime pagine, dove si delinea la figura di un Eroe dei tempi arcaici, incompreso al suo tempo e probabilmente il primo nichilista in assenza di nichilismo. Un vero inattuale. Achille è una figura estrema, verticale, un vero “soggetto radicale”, a cui l’immensa tragicità del suo destino – per giunta ben conosciuto – gli concede di guardare la gloria dall’alto, e non come una meta verso la quale spendersi e faticare. Egli sembra non avere alcun desiderio, e dimostra di essere uno spirito assoluto e non addomesticabile, infatti nelle pagine torna più volte la figura totemica del lupo. Ma Achille è scomodo, la sua purezza e la sua irreducibile incorruttibilità lo rendono inviso agli altri poiché inarrivabile, una fiamma che acceca. Da qui si parte per analizzare – e l’Autore ci riesce alla perfezione – il dualismo tra Ettore ed Achille. Il primo quasi un eroe dei nostri tempi (cioè decadente, postmoderno, banale) fatto semplicemente di luce, mentre Achille arde come il fuoco e si consuma velocemente, con la sua passione, la sua potente ira ma anche con l’infinita gloria. Achille disprezza le ricchezze, non sa che farsene dei simulacri. Giacomo Maria Prati ci porta anche dentro l’Achille più nascosto, quello del pianto e delle sue motivazioni. Qualcosa di unico. Unico si, come le sue armi che gli altri non sono in grado di maneggiare. Armi che rappresentano la ciclicità della vita e la sua dualità. Ma è giunta l’ora che mi fermi altrimenti rischio di fare danno. Voglio solo dire quanto mi sia piaciuta la parte riguardante l’Achille del Maestro Carmelo Bene. Grazie Giacomo, questo libro ci voleva proprio.
Buona lettura.
